Senza formazione non c’è futuro

Un maggior investimento nel sistema scolastico è uno dei più importanti ed urgenti investimenti da fare. Oggigiorno, l’Italia è uno dei paesi OCSE con la minor spesa pubblica per la scuola e i risultati si vedono. …

Un maggior investimento nel sistema scolastico è uno dei più importanti ed urgenti investimenti da fare. Oggigiorno, l’Italia è uno dei paesi OCSE con la minor spesa pubblica per la scuola e i risultati si vedono. 

  • Abbiamo uno dei tassi più alti di abbandono scolastico e il numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano o non studiano (cosiddetti NEET) ha raggiunto il 22,2% in questa fascia di popolazione nel 2019.
  • Come confermato dall Eurostat, l’Italia è penultima in Ue per laureati visto che soltanto il 27,6% dei giovani tra i 30 e 34 anni ha completato gli studi universitari, contro il 40,3% della media Ue.
  • La situazione è ancora più drammatica se si guarda ai numeri della formazione professionale terziaria, sistema educativo necessario per la seconda economia manifatturiera d’Europa, dove l’Italia registra poco più di 10,000 studenti iscritti ai percorsi di formazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) mentre la Germania ha più di 1,000,000 di studenti iscritti nei rispettivi tedeschi degli ITS. 

Il nostro programma non prevede solamente di aumentare le risorse finanziare per il sistema scolastico, condizione comunque necessaria per invertire la rotta, ma anche una serie di proposte di policy studiate prendendo l’esempio di Paesi, come l’Estonia e la Finlandia, che senza aver speso enormi cifre sono riusciti a rendere i loro sistemi educativi tra i migliori al mondo. 

Le nostre proposte si possono racchiudere in 3 macro-aree:

  1. La Scuola come ascensore sociale 
  2. Formazione Professionale e Life-long learning 
  3. Meritocrazia e formazione docenti

La Scuola come ascensore sociale 

La scuola deve poter ritornare nel suo ruolo 

Per contrastare questo fenomeno, la nostra proposta è quella di garantire il tempo pieno per tutte le scuole dell’obbligo. Nel pratico significa di garantire le lezioni al mattino ed offrire attività extrascolastiche e del doposcuola, come far praticare degli sport, possibilità di seguire laboratori d’arte e teatro, percorsi educativi speciali, a tutti gli studenti, soprattutto a quelli che provengono da famiglie con redditi bassi e che non potrebbero garantire queste tipo di attività ai loro figli. 

Oltre il tempo pieno è essenziale che tutti i curricoli dei programmi scolastici delle scuole italiane siano aggiornati ai nostri tempi e ci sia una maggiore attenzione non solo per lo studio memonico ma anche per l’apprendimento basato su problemi al modo di favorire lo sviluppo delle competenze per il 21esimo secolo. Inoltre, la ricerca in ambito pedagogico ha evidenziato diversi teorie, pratiche e attività per creare un sistema scolastico che sia veramente funzionale alla formazione degli studenti, tra cui per esempio:

  • educazione alla conversazione (v. Teorie di sherry turkle), all’empatia e al confinamento del digitale in tutti i gradi della scuola;
  • Educazione al digitale nella scuola primaria di secondaria di primo grado come disciplina a sé e non più come acquisizione di competenza trasversale all’interno di altre discipline;
  • Scuola superiore basata sulla scelta di discipline da cluster su modello americano con combinazioni attitudinali e non obbligate (es. greco + matematica; diritto + latino).

Per questo motivo deve anche essere ripensato il sistema delle scuole secondarie di secondo grado, dove gli studenti devono più o meno decidere a 14 il loro percorso senza la possibilità di sperimentare e studiare materie fuori dal curricolo del loro percorso. Diversi studi scientifici dimostrano come invece durante il periodo adolescenziale sia necessario che gli studenti abbiano la possibilità di provare diverse materie prima di concentrarsi negli studi universitari. Questo prevederebbe la possibilità per tutti gli studenti delle secondarie di seguire corsi, anche più tecnici e professionali, al fine di migliorare non solo i curricoli scolastici ma anche l’orientamento scolastico e lavorativo. 

Sfortunatamente la crisi del Covid ha dimostrato quanto in ritardo l’Italia quando si parla di digitale e scuola. Covid e relativo lockdown ha evidenziato le lacune del corpo docente ad un livello di competenza d’uso (saperlo usare le tecnologie) e ad un livello di esercizio (uso critico e creativo). Oggi, le competenze digitali sembrano il Sacro Graal e si risolvono, mediamente, all’introduzione di device, all’uso di un app o alla gestione di Google Classroom. Sfortunatamente la situazione è ben più complessa e la nostra proposta è quella di prendere spunto dal piano ventennale che l’Estonia, il piccolo paese baltico,  agli inizi degli anni 2000 mise in piedi basandosi su semplici idee:

  • connettività come diritto fondamentale
  • tecnologie dell’istruzione con sede nelle scuole, formazione per il personale
  • dispositivi per tutti.

Le tecnologie in ambito educativo sono il futuro della scuola e se non si organizza ora un piano serio e ben implementato, non potremo mai colmare il divario con i sistemi scolastici più avanzati. 

Formazione Professionale e Life-Long Learning 

Negli ultimi anni, riforme del mercato del lavoro portate avanti dai governi di centrosinistra e dal governo Monti hanno modernizzato il mercato del lavoro in Italia, portandolo ad essere, almeno dal punto di vista legislativo, molto simile a quello degli altri paesi Europei. Quello che è mancato però è stata la riforma della formazione per favorire l’apprendimento permanente e la valorizzazione dei dipendenti da parte delle aziende. Come disse, infatti, Mario Draghi in un suo discorso nel 2014

“Senza una maggiore domanda aggregata, rischia una maggiore disoccupazione strutturale, e i governi che introdurranno riforme strutturali potrebbero finire a correre solo per stare fermi… è importante incrementare la produttività delle aziende, l’istruzione dei giovani e ristabilire l’equità toccata duramente dall’attuale situazione”

Si dice che il reddito di cittadinanza sia stato ispirato dal modello Hartz IV tedesco. Il problema principale è che il modello tedesco prevede sì degli assegni mensili per aiutare economicamente i disoccupati ma, soprattutto, prevede un intenso programma di reskilling e formazione per il cittadino disoccupato, cosa che non avviene con il reddito di cittadinanza. 

La nostra proposta è quella di rafforzare significativamente il sistema di formazione, anche per la popolazione adulta, così da garantire ai lavoratori che si ritrovano disoccupati la possibilità di formarsi e rimanere aggiornati, soprattutto in un futuro in cui il rischio di automazione potrà portare molti lavoratori ad essere obsoleti. 

Altra riforma essenziale sarà quella di garantire l’accesso al credito a tutti gli studenti interessati a tassi agevolati, come già avviene nei paesi del Nod Europa. Questo permetterebbe a chiunque di coprire non solo i costi dell’Università ma anche i costi di vitto e alloggio e quindi a chiunque di completare un percorso di formazione terziaria, sia tradizionale sia professionale, senza grossi problemi. Questi crediti possono essere legati al completamento del percorso entro un determinato periodo, così da incoraggiare l’ingresso del lavoro ed evitare di sovvenzionare i fuori corso. 

Come detto prima, la formazione professionale in Italia è stata lasciata a sè, sebbene il tessuto economico italiano ne abbia bisogno. Per questo noi proponiamo una forte promozione delle lauree tecniche rilasciate da ITS per portare il numero totale degli studenti a 500,000 studenti rispetto ai 10,000 attuali

Meritocrazia per il Personale PA Scuola e formazione docenti 

  • Formazione Docenti sul modello TPACK

TPACK è un quadro di riferimento per comprendere e descrivere i tipi di conoscenza necessari a un insegnante per una pratica pedagogica efficace in un ambiente di apprendimento tecnologicamente avanzato. Prevede che l’affrontare la conoscenza dei contenuti, la conoscenza pedagogica e la conoscenza tecnologica fornisca contemporaneamente un quadro di riferimento per l’integrazione della tecnologia nel curriculum.

  • Inserimento di ricercatori universitari a scuola (es. 2 per scuola) con l’obiettivo di lanciare davvero l’Evidence Based Education 
  • Organizzare un percorso universitario quinquennale ad hoc per formare i docenti della Primaria e Infanzia
  • Decentralizzare le assunzioni, perché rispondano meglio alle esigenze dei singoli enti, superando sistema dei concorsi pubblici 

Alcuni hanno già sottolineato che il sistema dei concorsi non può essere cancellato, se non modificando la Costituzione, ma può essere cambiato. Per la scuola è fondamentale introdurre le già suggerite “assunzioni cicliche” rese possibili da concorsi annuali. Già questo aiuterebbe forse ad assorbire lo stuolo di precari, di sicuro ad evitare che si rigeneri anno dopo anno. Ancor più importante, però, è chi effettua queste assunzioni cicliche. Penso che dovrebbero essere Dirigenti Scolastici, coadiuvati in forme e dosi da valutare da Organi collegiali, che già esistono (Consiglio d’Istituto) e che andrebbero rilanciati e potenziati.

I concorsi – divenuti annuali – generano un bacino da cui pescare i nuovi insegnanti. Gli abilitati in attesa di chiamata dovrebbero optare per un numero stabilito di bacini territoriali. I DD​.SS. procederebbero quindi ad una selezione tra gli abilitati del loro territorio, tenendo conto dei punteggi concorsuali, ma anche di altre caratteristiche dei candidati, sulla base delle esigenze del loro specifico istituto scolastico.

In questa selezione dovrebbero essere coadiuvati da un organo collegiale (Cd’I) che dovrebbe trasformarsi in un vero “Cda” della scuola, nel quale la componente non docente dovrebbe avere i genitori come elettorato attivo ma anche non genitori come elettorato passivo, per consentire l’ingresso di figure competenti legate all’istituto scolastico ma anche alle risorse del territorio

  • Facilitare licenziamenti, assicurare re-skilling e sviluppare career path più competitiva

Quanto ai licenziamenti, basta leggere sopra e … immaginare lo stesso percorso al contrario! Lasciando, se il motivo del licenziamento non è da radiazione, la possibilità all’insegnante di tornare nel bacino dei pescabili. Riguardo alla carriera e agli incentivi, ovviamente, il sistema DS+Cd’I/Cda dovrebbe garantire anche questo, ma in un singolo istituto è più facile essere premiati economicamente piuttosto che “fare carriera”. Per ovviare in parte a questo si potrebbe immaginare un fondo statale da assegnare alle scuole che si vogliono potenziare, con il quale questi istituti potrebbero offrire ruoli e stipendi più allettanti ad insegnanti di altre scuole, ritenuti meritevoli ed adatti.

  • Responsabilizzare il management pubblico a sistema di incentivi con bonus/malus

Ci pare di aver responsabilizzato abbastanza i DD​.SS. nelle righe precedenti. Certo vanno formati e selezionati con grande cura, remunerati adeguatamente e poi controllati attentamente. Riguardo alla verifica/controllo, le prove tipo INVALSI vanno benissimo! A queste vanno aggiunte le statistiche sull’andamento degli studenti nei cicli di scuola volta a volta successivi.

Quelli (spesso insegnanti) che dicono che il valore di un docente non si può stabilire con un’arida statistica in genere non sono in buona fede.

Senza formazione non c’è futuro

Un maggior investimento nel sistema scolastico è uno dei più importanti ed urgenti investimenti da fare. Oggigiorno, l’Italia è uno dei paesi OCSE con la minor spesa pubblica per la scuola e i risultati si vedono.  Abbiamo uno dei tassi più alti di abbandono scolastico e il numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano o non…