Riformare il percorso di studi giurisprudenziali e l’esame per abilitare gli avvocati

Giulio

Giulio

Dopo mesi di incertezze, il Ministro della Giustizia, in seguito al rinvio del concorso in Magistratura, ha disposto anche il differimento dell’Esame di Abilitazione per la professione di Avvocato previsto per dicembre.

L’esame, già di per sé anacronistico, viene rimandato a poco tempo dal suo svolgimento lasciando disorientati molti giovani giuristi. Ad oggi le modalità d’esame sono insostenibili sia per chi deve sostenerle, sia per chi è chiamato a correggere e valutare le prove: tre scritti a mano, vertenti unicamente su tematiche di diritto civile e penale, e una prova orale. Tutto ciò rende inefficiente ed inefficace questo tipo di selezione.

I laureati in Giurisprudenza di oggi sono altamente specializzati, proiettati verso orizzonti europei ed internazionali. Oggi esistono specializzazioni che, quando l’Esame fu pensato, nemmeno potevano essere contemplate e che invece oggi sono realtà importanti: si pensi al diritto europeo, al diritto della proprietà intellettuale o al diritto societario, ma si potrebbero fare decine di altri esempi.

Come Scossa Liberale crediamo che sia necessario riformare le modalità di accesso alla professione, ma è necessario fare una riforma più ampia che preveda anche di modificare la struttura degli studi giuridici. Proponiamo di dividere il percorso universitario in due parti, con una parte comune e tre tipi di specializzazione magistrale. In questo modo, gli studenti si potranno specializzare in ciò che afferisce la pubblica amministrazione, il mondo imprenditoriale e le discipline forensi. Coloro che sceglieranno questo percorso di studi potranno accedere all’albo con un esame più snello e, così facendo, si potrà garantire una scrematura dei partecipanti all’esame.

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