
Ho visto nascere +Europa. Dopo varie vicissitudini, alti e bassi, emozioni e delusioni che caratterizzano ogni esperienza sono ancora qua a scommettere sulla vocazione originale del partito con l’Europa nel nome, e un’anima liberale e federalista europea.
Ricordo l’emozione di quando al Council di Berlino di Febbraio 2019 +Europa è entrata a far parte di ALDE, il partito dei liberaldemocratici europei. Sua perfetta collocazione nonché membership con grandi potenzialità non ancora del tutto sfruttate. Non parlo solo della possibilità di portare avanti attività finanziate ma anche e soprattutto dell’accesso al network dei partiti europei e alle loro best pratices in Europa. Figure di spicco con le quali confrontarsi in una sorta di gruppo dei pari per dirla con espressioni mutuate dal business e a me care: sono consulente e mi occupo anche di politica e le due cose possono tranquillamente coesistere perché quando la politica diventa parte della propria visione personale credo che sia inscindibile dal business, le due cose sono strettamente connesse e complementari nella realizzazione della propria mission (la mia è quella di essere agente di cambiamento e creare un impatto positivo): l’importante è la trasparenza.
Il Congresso ALDE Party svoltosi ad Amsterdam nel 2017, ha adottato la risoluzione “Transnational liberal coalitions and cooperation” che incoraggia i partiti membri a mostrare l’appartenenza ad ALDE sul materiale informativo e a informare gli iscritti e coloro che intendono iscriversi della possibilità di aderire anche ad ALDE come membri individuali. Penso che +Europa debba valorizzare i membri individuali e rafforzare con essi la cooperazione, generando sinergie positive: i membri individuali sono preziosi alleati, non concorrenti.
+Europa, come membro di ALDE deve farsi promotore della costruzione una alternativa liberaldemocratica nel nostro Paese, che passa attraverso l’autonomia dal centrosinistra e l’apertura del dialogo e della collaborazione con le forze che compongono ad oggi il c.d. Terzo Polo nonché le varie associazioni che promuovono i valori liberali, rafforzando il partito per arrivare a sedersi al tavolo di una costituente, chiamiamola pure Renew Italia per intenderci. Questo è l’obiettivo ultimo e, lasciatemelo dire, la federazione, specie se a due ma anche più in generale, secondo me non è la strada, non l’avrei scelta come via intermedia, occorre lavorare per un partito unico, non per una federazione, ovvero una formazione bicicletta o triciclo tra soggetti esistenti.
Nel mio percorso politico, che ho avuto modo di raccontare più volte, ho sempre tenuto alla coerenza. So dove voglio andare. Il meglio deve ancora venire.
Diana Severati
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